Lunedì all’Archivio di Stato sarà presentata la scoperta: «Tombe a inumazione di questo tipo si trovano solo a Cividale»
Un ritrovamento che, in provincia di Belluno, presenta un carattere di eccezionalità. Una scoperta importante non solo per il territorio provinciale, ma anche per l’intero contesto di Italia ed Europa nord orientale. Si tratta della necropoli longobarda rinvenuta a Palazzo Fulcis, nel pieno centro del capoluogo. A portarla alla luce gli scavi condotti tra 2008 e 2009 dalla Soprintendenza dei beni archeologici del Veneto. Scavi che, eseguiti materialmente dalla ditta Petra di Padova, avevano fermato gli interventi di restauro architettonico del Palazzo, che diventerà la nuova sede del museo della città e della provincia.
La necropoli emersa ha qualcosa di originale rispetto ai ritrovamenti già fatti in provincia di Belluno: «Un sito così completo, in un contesto di tipo chiuso e così ben conservato è infatti una novità assoluta», spiegano dalla Fondazione Angelini, che insieme all’Archivio storico ha organizzato per lunedì una conferenza, alle 17 in sala Bianchi, in cui sarà presentata la scoperta. «Quello che finora di origine longobarda era stato trovato sul territorio aveva caratteristiche diverse: reperti “isolati”, come nel caso di Reveane a Ponte nelle Alpi e dell’area feltrina».
Del resto la Valbelluna fu meta, a partire dalla seconda metà del VI secolo, dell’avanzata dei Longobardi. «Proprio dall’antico nome germanico delle loro carovane», spiega Marco Perale nel suo libro “L’Alto Medioevo nella provincia di Belluno”, «hanno preso la loro denominazione le numerose Fare o Farre, cioè gli insediamenti longobardi nei pressi dei centri maggiori o a presidio delle strade principali. Insediamenti minori potevano essere le località chiamate Sala, sicuramente presenti a nord est di Belluno, e in realtà di confine come Avoscan nell’alto Agordino». Ecco allora i ritrovamenti a Pez di Cesiomaggiore o a Castelvint vicino a Mel. Dai fili d’oro alle spade, dai corredi funerari alle borchie circolari.
A Palazzo Fulcis, dove gli scavi sono stati finanziati dalla Fondazione Cariverona (proprietaria del Palazzo), si tratta invece di diverse tombe, tutte concentrate, presenti nell’area di androne e cortile. «Tombe a inumazione di questo tipo si trovano solo nella zona di Cividale», precisano dalla Fondazione Angelini. «All’interno dei corredi sono stati trovati materiali molto ben conservati, su cui sono presenti ancora tracce di materiale organico, di tessuti, legno e cuoio. Materiali che è molto difficile trovare in stato di conservazione. A danneggiare una parte delle sepolture, purtroppo, la costruzione avvenuta nei secoli successivi del Palazzo. Allora, ovviamente, non sapevano di edificare sopra una necropoli».
Proprio di queste tracce parlerà lunedì Mauro Rottoli, studioso di archeobotanica. Il suo intervento sarà preceduto da quello di Giovanna Gangemi, direttore degli scavi, archeologa e responsabile per la Soprintendenza di Belluno. Seguiranno gli interventi di Elena Fiorin e di Marisa Rigoni, oltre a quelli di Sara Emanuele e Silvia Ferucci, che parleranno dell’intervento di restauro, realizzato in un primo momento dalla Sopritendenza e poi dalla società di restauri Kriterion. Le tombe di Palazzo Fulcis sono molto probabilmente appartenenti a duchi longobardi, o comunque a persone di ceto sociale elevato.
di Martina Reolon da corrierealpi.gelocal.it