ANTICIPAZIONI – UNA “SUMMER SCHOOL” IN COSTRUZIONE.
“LA MATERIALITA’ DELLA STORIA. ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE E LIVING HISTORY”.
————————
L’iniziativa è finalizzata a fornire strumenti e conoscenze a tutti coloro che si interessano di tali aspetti legati al mondo dei parchi-musei ed anche agli appassionati di Living History.
Deriva inoltre dall’essere coscienti che far vivere esperienze immersive nella storia, attraverso ricostruzioni, gesti, sperimentazioni e racconti, costituisca una delle politiche migliori per coinvolgere pubblico, creare turismo archeologico, educare adulti e bambini alla conoscenza ed alla passione per i beni culturali e le storie che narrano.
In Europa, negli ultimi decenni, parchi, archeodromi, aree archeologiche e musei hanno intrapreso con successo una politica dei beni culturali che si basa sulla sequenza musealizzazione-ricostruzione-narrazione con il risultato finale di ottenere un pubblico soddisfatto.
Collaborano attivamente in questa direzione gruppi di persone o team di ricercatori che hanno scelto di cimentarsi nell’archeologia sperimentale, nella living history e nel reenactment, nello storytelling.
————————
Lo sperimentatore ed il reenactor sono quindi delle figure che partecipano attivamente al processo di appropriazione del passato da parte dei visitatori. Attraverso la living history simulano la vita del periodo di riferimento, in modo immersivo ed esperenziale per il pubblico, introducendo il passato stesso nel presente.
La formula è vincente ed in questa direzione hanno potenzialmente un ruolo importante i reenactors di qualità; questi coniugano la narrazione con l’archeologia sperimentale dando vita, con i gesti, le azioni, i risultati e la didattica, ai contesti nei quali sono chiamati ad operare; costituiscono una risorsa di marketing non indifferente nell’ambito del turismo culturale.
————————
Il reenactor che crediamo possa collaborare pienamente ad una politica dei beni culturali deve allora possedere precise caratteristiche:
– essere di alto livello negli aspetti ricostruttivi (dagli abiti ai gesti, cioè nelle mappe mentali)
– collegato stabilmente all’archeologia sperimentale
– in confronto continuo con accademia e muse
– effettuare di conseguenza uno storytelling frutto di razionalizzazione delle conoscenze per la loro divulgazione e non basato su improvvisazione o su “credenze” ed autoconvinzioni.
In tale direzione, la figura del reenactor protagonista all’interno di contesti istituzionali (parchi, archeodromi, musei) necessita pertanto di essere ridefinita e puntualizzata; si tratta infatti di formare un soggetto che dovrà essere in grado di sperimentare con capacità reali ed “interpretare” nel migliore dei modi le azioni didattiche e narrative per il pubblico: una figura, quindi, di reenactor-ricostruttore.
————————
Tutto ciò obbliga forzatamente, sia gli sperimentatori sia quei reenactors che non vogliano continuare nell’approssimazione, ad alzare il tenore delle proprie conoscenze, del confronto e dello studio da intraprendere.
In definitiva lo sperimentatore ed il rievocatore che crediamo possano inserirsi in realtà museali o ricostruttive devono essere in continuo aggiornamento di studio ed in continuo rapporto con le istituzioni.
Devono poi inserirsi in un circuito virtuoso, come in alcune esperienze illuminate del nord e nord est Europa, che definiamo “Politica dei Beni Culturali per le Masse” fondato su tre componenti essenziali:
– la serietà scientifica del processo di costruzione dell’informazione archeologica (che compete alle istituzioni) articolato in ricerca-pubblicazione della ricerca-divulgazione della ricerca per il grande pubblico;
– la narrazione, mediata nel rapporto con le istituzioni, e caratterizzata da iniziative per tutti, sull’uso di tutti i media per la loro divulgazione, tramite racconti e testi essenziali, con grande attenzione al rigore scientifico (ma senza usare il linguaggio scientifico) ed alla materialità della storia;
– turismo e risorse locali; in altre parole: fornire contenuti attrattivi, svolgere iniziative regolari nel tempo ed a cadenze fisse, grande attenzione ai bambini (che portano poi ad allargare il pubblico dei fruitori con i genitori), fondandosi sull’attrattiva di un pubblico locale stabile e sull’attrarre una famiglia media per due giorni in un determinato territorio.
“La materialità della storia: archeologia sperimentale e living history”
Il progetto dell’Archeodromo di Poggibonsi, primo museo open air italiano sull’Alto Medioevo, nasce per riprodurre in scala 1:1 una delle più importanti scoperte sulla collina di Poggio Imperiale.
Lo scavo archeologico, condotto dall’Università degli Studi di Siena tra il 1992 ed il 2008, ha infatti rivelato una sequenza del popolamento di oltre otto secoli, con la successione di una serie di realtà insediative.
Tra esse, di estremo rilievo ed interesse, nonchè ormai ben nota a livello scientifico europeo, è la fase del villaggio di periodo franco (IX-metà X secolo), per il quale si riconosce la conformazione di una possibile azienda curtense in cui l’abitato si organizza intorno ad una residenza padronale molto estesa (una longhouse di circa 140 mq), a forma di barca, suddivisa in tre ambienti (una zona domestica, una ad uso misto e un magazzino). In questo primo step del progetto Archeodromo si è deciso di ricostruire proprio la grande capanna ed i suoi annessi.
L’archeodromo di Poggio Imperiale a Poggibonsi, realizzato con una particolare attenzione alle forme e ai materiali edilizi sulla base scientifica dei dati di scavo, si inserisce in una tradizione europea di villaggi altomedievali filologicamente ricostruiti. Anche in riferimento alla sede espositiva del Cassero, costituisce lo spunto per approfondire le tematiche dello storytelling e del più moderno reenactment dove rappresentazione e archeologia sperimentale si fondono alla perfezione.
L’Archeodromo è quindi una sede privilegiata per costruire la summer school in questione e con la finalità di insegnare a costruire un dialogo tra presente e passato.
Direzione del corso prof. Marco Valenti
Periodo a Poggibonsi: da lunedì 15 giugno a sabato 20 giugno.
Argomenti affrontati: metallurgia, edilizia residenziale, tecniche agricole, reenactment e storytelling.
Aula per lezioni frontale: Sala polivalente presso Cassero della fortezza medicea.
Attività pratiche: spazi dell’Archeodromo.
Docenti a Poggibonsi: archeologi, sperimentatori e ree-nactors di ultima generazione e di grande qualità.
————————
La parte del corso nella sede poggibonsese è patrocinata da E.M.A.i.A. (Early Middle Ages In Action): coordinamento e standard qualitativi per il periodo rievocativo VI-X secolo, con comitato scientifico composto da sei docenti universitari di ambito archeologico ed un direttore di Museo Nazionale
————————
Perché una Summer school così finalizzata.
In Europa, negli ultimi decenni, parchi, archeodromi, aree archeologiche e musei hanno intrapreso con successo una politica dei beni culturali che si basa sulla sequenza musealizzazione-ricostruzione-narrazione con il risultato finale di ottenere un pubblico soddisfatto.
Collaborano attivamente in questa direzione gruppi di persone o team di ricercatori che hanno scelto di cimentarsi nell’archeologia sperimentale, nella living history e nel reenactment, nello storytelling.
Prime fra tutte le felici esperienze anglosassoni (per esempio i casi di West Stow, dello Yorvik Center o quelle francesi del Musè des temp barbares ecc.) ci insegnano che possono essere organizzati eventi di richiamo senza scadere nel farsesco ma essendo didattici e con successo verso gli utenti.
Lo sperimentatore ed il reenactor sono quindi delle figure che partecipano attivamente al processo di appropriazione del passato da parte dei visitatori. Attraverso la living history simulano la vita del periodo di riferimento, in modo immersivo ed esperenziale per il pubblico, introducendo il passato stesso nel presente.
La formula è vincente ed in questa direzione hanno potenzialmente un ruolo importante i reenactors di qualità; questi coniugano la narrazione con l’archeologia sperimentale dando vita, con i gesti, le azioni, i risultati e la didattica, ai contesti nei quali sono chiamati ad operare; costituiscono una risorsa di marketing non indifferente nell’ambito del turismo culturale.
Il reenactor che crediamo possa collaborare pienamente ad una politica dei beni culturali deve allora possedere precise caratteristiche: essere di alto livello negli aspetti ricostruttivi (dagli abiti ai gesti, cioè nelle mappe mentali) collegato stabilmente all’archeologia sperimentale, in confronto continuo con accademia e musei, effettuare di conseguenza uno storytelling frutto di razionalizzazione delle conoscenze per la loro divulgazione e non basato su improvvisazione o su “credenze” ed autoconvinzioni.
In tale direzione, la figura del reenactor protagonista all’interno di contesti istituzionali (parchi, archeodromi, musei) necessita pertanto di essere ridefinita e puntualizzata; si tratta infatti di formare un soggetto che dovrà essere in grado di sperimentare con capacità reali ed “interpretare” nel migliore dei modi le azioni didattiche e narrative per il pubblico: una figura, quindi, di reenactor-ricostruttore.
Tutto ciò obbliga forzatamente, sia gli sperimentatori sia quei reenactors che non vogliano continuare nell’approssimazione, ad alzare il tenore delle proprie conoscenze, del confronto e dello studio da intraprendere. In definitiva lo sperimentatore ed il rievocatore che crediamo possano inserirsi in realtà museali o ricostruttive devono essere in continuo aggiornamento di studio ed in continuo rapporto con le istituzioni. Devono poi inserirsi in un circuito virtuoso, come in alcune esperienze illuminate del nord e nord est Europa, che definiamo “Politica dei Beni Culturali per le Masse” fondato su tre componenti essenziali:
– la serietà scientifica del processo di costruzione dell’informazione archeologica (che compete alle istituzioni) articolato in ricerca-pubblicazione della ricerca-divulgazione della ricerca per il grande pubblico;
– la narrazione, mediata nel rapporto con le istituzioni, e caratterizzata da iniziative per tutti, sull’uso di tutti i media per la loro divulgazione, tramite racconti e testi essenziali, con grande attenzione al rigore scientifico (ma senza usare il linguaggio scientifico) ed alla materialità della storia;
– turismo e risorse locali; in altre parole: fornire contenuti attrattivi, svolgere iniziative regolari nel tempo ed a cadenze fisse, grande attenzione ai bambini (che portano poi ad allargare il pubblico dei fruitori con i genitori), fondandosi sull’attrattiva di un pubblico locale stabile e sull’attrarre una famiglia media per due giorni in un determinato territorio.
————————
La nuova figura di operatore: tra storytelling e living history
ll vero rievocatore-reenactors dovrebbe ricercare la propria soddisfazione nel presentare al pubblico una ricostruzione più fedele possibile del periodo storico scelto e secondo le conoscenze del momento; altrimenti potremo chiamare questo tipo di attività travestimento, folklore, cosplay od altro.
Per il raggiungimento di tale risultato è necessaria una profonda e capillare ricerca storica, archeologica ed iconografica sul periodo che si vuole ricostruire. Di ogni particolare, bisogna addurre motivazioni storiche e, laddove non sia possibile (nella maggioranza dei casi quando si parla di determinati periodi storici), trovare soluzioni sperimentali plausibili e ben documentabili.
Chiunque decida di accingersi a ricostruire un aspetto storico avrà il dovere di documentarsi al meglio (e non solo per sentito dire) su quel determinato aspetto e sulla storia generale del periodo ricostruito. La ricostruzione deve basarsi sui risultati della ricerca archeologica e storica, seguirne i mutamenti, ed attingere a piene mani dall’esperienza dell’archeologia sperimentale.
Lo sperimentatore ed il reenactors-rievocatore (che vuole e deve partecipare con soddisfazione ad una vera e propria missione di politica dei beni culturali e quindi divenire parte integrante del processo di diffusione e pubblicizzazione del dato archeologico) necessita allora di crescere negli standard minimi richiesti.
In particolare il reenactors (che come detto, nei migliori esempi, è anche un ricostrutture e sperimentatore) se intende essere parte di questo processo oggi ineludibile, dovrà cercare il contatto con le istituzioni proponendosi per le proprie qualità e per la conoscenza acquisita e nel seguire un protocollo operativo che riteniamo essenziale. Quindi intraprendendo un percorso di crescita che lo porterà ad eccellere in quel panorama multicomposito ed eterogeneo costituito dal mondo della rievocazione italiana: in parte snaturato nelle sue vere finalità da una semplificazione estrema di abiti, contenuti rappresentati ed attività replicate, dalla presunzione di “sapere cosa era l’antichità” senza mai avere davvero studiato, dalla non cura dei particolari (che è fondamentale) e dal confondersi troppo spesso con le numerosissime feste sia di ispirazione all’antichità e medievali, o meglio medievaleggianti, che punteggiano la nostra nazione ormai con un’insistenza crescente e non tutte di buon livello.
Dovrà essere “attrattivo” verso il pubblico anche se la qualità della sua ricostruzione-sperimentazione raggiunge buoni od ottimi livelli; quindi detenere ed applicare nozioni di storytelling.
In assoluto lo storytelling è l’atto del narrare, disciplina che usa i principi della retorica e della narratologia; tra le applicazioni più importanti c’è quella pedagogica. Il ricorso a storie, attraverso procedure narrative, è infatti di facile comprensione per l’apprendimento.
La narrazione, oltre al potenziale pedagogico e didattico, oltre a costituire uno strumento di comunicazione, è anche uno strumento riflessivo per la costruzione di significati interpretativi della realtà; la svolta epistemologica per leggere fenomeni e processi (narrazione come strumento di ricerca), per produrre azioni e cambiamenti intenzionali (narrazione come strategia didattica).
E’ uno strumento per penetrare in profondità nelle cause e nelle ragioni di eventi; i particolari che vengono raccontati e rappresentati o replicati costruiscono una storia, diventano reali e determinano la storia stessa; una risorsa sia per l’educazione, sia per la formazione promuovendo uno sviluppo generativo tra l’esperienza, la sua osservazione e le intuizioni che ne derivano.
Lo storytelling è una forma di comunicazione efficace: coinvolge contenuti, emozioni, intenzionalità e contesti. Ha una connotazione emotiva perché coinvolge delle persone e cerca di dare un significato di ogni atto che vi viene descritto. Raccontare storie è il miglior modo per trasferire conoscenza ed esperienza, per situare l’apprendimento in contesti significativi e sviluppare processi dialogici di interazione riflessiva con il pubblico.
In definitiva, la figura di un operatore connotato da queste qualità costituisce una risorsa importante, oggi come oggi, per arrivare ad un rinnovato rapporto e forma gestionale di musei ed aree archeologiche, in cui la materialità della storia ed il vedere “com’era” costituisce il primo volano per allargare poi il grande pubblico ad approfondire visite e contenuti ed a creare il bisogno di Archeologia nella popolazione.
————————
La summer school comprende due diverse sedi: Archeodromo di Poggibonsi e Archeodromo di Cetona.
A Poggibonsi le lezioni si terranno nella seconda metà di giugno; a Cetona alla fine di ottobre.
In ognuna delle sedi verrà svolta una settimana di lezioni e di attività pratica.
Ci si può iscrivere ad ambedue od anche ad una sola delle settimane.
Quello che segue è il programma di Poggibonsi.
————————
Docenti Poggibonsi
• Marco Valenti
E’ professore associato di Archeologia cristiana e medievale. Dal 2007 al 2011 è stato membro di Giunta della Consulta Universitaria per l’Archeologia post-classica. Dal dicembre 2009 al marzo 2012 è stato direttore del SAAME (Centro Interuniversitario per la Storia e l’Archeologia dell’Alto Medioevo; Univ. di Siena, Venezia e Padova). E’ segretario nazionale della SAMI (Società degli Archeologi Medievisti Italiani) dal 2004. Autore di oltre 150 pubblicazioni. E’ membro di redazione delle riviste “Archeologia Medievale” e “Archeologia e Calcolatori”; Advisory board della rivista PCA (Post Classical Archaeologies); nel comitato scientifico della rivista elettronica Debates de Arqueologia Medieval – Università di Granada. Ha fondato e presiede la spin off dell’Università di Siena “Archeòtipo srl” Servizi per i Beni Culturali (costituitasi il 9 settembre 2010). Ha scavato e scava numerosi contesti rurali altomedievali; dirige scientificamente il parco di Poggibonsi, qui ha diretto la costruzione dell’Archeodromo.
• Vittorio Fronza
Dottore di ricerca e cultore della materia in Archeologia medievale, attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Storiche e Beni Culturali dell’Università di Siena.
A partire dal 1994 collabora stabilmente con il gruppo di lavoro del prof. M. Valenti, svolgendo attività di ricerca a tempo pieno in un clima di sperimentazione continua. Si occupa soprattutto di informatica applicata all’archeologia e di insediamento rurale altomedievale. Negli ultimi 20 anni ha costantemente sviluppato una linea di ricerca sull’edilizia in materiali deperibili a livello nazionale, affrontandola in una prospettiva diacronica (IV-XII secolo) e contestualizzandola in un’ottica europea. Si interessa anche di living history e di re-enactement, intesi come forma privilegiata di comunicazione archeologica.
• Vasco La Salvia
Ricercatore presso l’università degli Studi di Chieti, è docente di Metodologie e tecniche della archeologia. Specializzatosi in Italia ed all’estero (Ungheria e Slovacchia) nello studio della cultura materiale dell’alto medio evo e sui cicli metallurgici in particolare, ha all’attivo numerose pubblicazioni specifiche sull’argomento. Da tempo si occupa anche dei temi relativi alla Archeologia pubblica, alla divulgazione ed alle diverse modalità di valorizzazione dei Beni Culturali. Attualmente membro del consiglio direttivo della SAMI e della redazione della Rivista PCA (Post Classical Archaeologies)
• Dario Ceppatelli
E’ laureato in Lettere Moderne indirizzo archeologico-medievale con una tesi sullo studio dei reperti metallici del sito di Mirandulo (Chiusdino, SI). Attualmente è Socio fondatore e operativo di Archeòtipo s.r.l. (da settembre 2009) con responsabilità nei settori attività didattiche, attività turistiche e living history soprattutto nella realizzazione e la gestione dell’Archeodromo di Poggio Imperiale. Dal 1997 si occupa di rievocazione e ricostruzione storica applicata al medioevo. E’ socio fondatore dell’associazione AReS (Archeologia, Reenactment e Storia) che opera, con riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, nel settore della ricostruzione storica e del living history applicata a diverse epoche storiche. Si occupa dello studio e la ricostruzione di vari periodi storici tra i quali: il periodo carolingio (IX secolo), il periodo comunale toscano (metà XIII secolo), la Marina Militare inglese durante il periodo napoleonico (inizi XIX secolo). Dal 2009 è impegnato nella conduzione di sperimentazioni archeologiche applicate alla metallurgia medievale e nello studio teorico e nell’attività pratica dell’antica arte fabbrile (lavoro di forgia), durante la quale realizza ricostruzioni di utensili e armi in ferro utilizzando tecniche e attrezzature di epoche passate.
• Floriano Cavanna
Diploma in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo archeologico presso l’Università degli Studi di Siena è membro fondatore e presidente dell’associazione Arké Archeologia Sperimentale dal 2004. Si occupa di archeologia sperimentale e simulativa con grandi riconoscimenti; ha realizzato le strutture e gli arredi dell’Archeodromo di Cetona e di Poggibonsi e ha riprodotto repliche per numerose mostre e musei in varie regioni italiane.
• Luciano Pugliese
E’ laureato in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo archeologico e ha conseguito il Master Universitario di II livello in ”Archeologia e Storia dell’alto medioevo: interpretazione, analisi e valorizzazione delle fonti, sistemi informatici e pratiche di gestione” presso l’Università degli Studi di Siena. Svolge attività di ricerca e di archeologia preventiva e ha in portfolio numerosi lavori di analisi di archeologia virtuale in Italia e all’estero. Si occupa di nuove tecnologie applicate all’archeologia; le sue elaborazioni informatiche spaziano tra la digitalizzazione della documentazione di scavo, la gestione computerizzata della cartografia archeologica, fino alla divulgazione dei risultati interpretativi per mezzo di ricostruzioni virtuali, video-documentari e pubblicazioni multimediali sul web. Svolge attività di divulgazione e di web- marketing in ambito archeologico. E’ proprietario e capo redattore del Blog ArcheologiaMedievale.it. Dal 2012 è membro del Consiglio direttivo della SAMI – Società degli Archeologi Medievisti Italiani.
• Martin Obrist e Matteo Mazzola
Sono contadini di nuova generazione. Hanno fondato due aziende agricole “il prato degli ortaggi” e “Terra organica” riproponendo antiche varietà biologiche in coltivazione e adattando modalità storiche di coltivazione alle tecniche odierne. Straordinaria conoscenza di attrezzi agricoli e nella costruzione di strutture a supporto dell’attività e della vita rurale quotidiane.
• Gabriele Zorzi
Laureato in conservazione dei Beni culturali, è membro fondatore e presidente dell’associazione La Fara dal 2010. Impegnato dal 2005 nel campo della formazione primaria e secondaria come insegnante prima ed educatore poi. Come membro de La Fara collabora attivamente in veste di Reenactor con IL MAN di Cividale del Friuli, Archeoscuola ed ha potuto partecipare alle attività di Musei Open Air quali il Bajuwarnhof di Kirchheim e il villaggio Alamanno di Mader.
• Irene Barbina
Sì occupa di reenactment dal 2003 e condivide con gli altri membri de La Fara (di cui é Segretaria) le esperienze museali nazionali ed estere. Dal 2010, in seguito alla frequentazione del corso tenuto dalla dottoressa Pizzolongo, coltiva un percorso ricostruttivo legato alla ricostruzione della produzione tessile, coadiuvato da successive integrazioni (corsi di filatura e tintura) ed affiancato dalla frequenza presso la scuola di moda Elisabetta Miniussi.
• Francesco Chiantese
Attore professionista, formatore teatrale, specializzato in storytelling: tecniche di narrazione o meglio di affabulazione su canovaccio o su struttura quadro. Nel corso degli anni ha diretto rassegne, festival, progetti di baratto culturale in diverse città italiane; affianca da sempre al suo percorso come attore e regista quello come formatore realizzando laboratori, seminari, workshop sulle tecniche teatrali e sul baratto culturale. Nel 2012 ha pubblicato il saggio “In limine – Appunti per un teatro dei sintomi” (Ed. Lampidistampa). Attualmente è direttore artistico del progetto “Officine d’elsa”, consulente alla drammaturgia per il Teatro dei venti di Modena oltre a portare avanti al sua attività come formatore e come regista.
————————
Archeodromo di Poggibonsi (SI)
Direzione del corso prof. Marco Valenti (direttore Parco Archeologico di Poggibonsi)
Periodo a Poggibonsi: da lunedì 15 giugno a sabato 20 giugno.
Argomenti affrontati: metallurgia, edilizia residenziale, tecniche agricole, reenactment e storytelling.
Aula per lezioni frontale: Sala polivalente presso Cassero della fortezza medicea.
Attività pratiche: spazi dell’Archeodromo.
Docenti a Poggibonsi: archeologi, sperimentatori e ree-nactors di ultima generazione e di grande qualità.
Costo settimana: 488 euro (Iva inclusa)
Pranzo: archeodromo attraverso tecniche di cottura nei testi.
Logistica partecipanti: a loro carico; verranno stipulate convenzioni con strutture ricettive e ristoratori del capoluogo per ottenere buone condizioni di soggiorno.
Tutor d’aula e sul campo: Luca Isabella
La summer school sarà attivata con un minimo di 12 iscrizioni.
Le iscrizioni saranno aperte a partire dal 1 Marzo.
Per informazioni info@parco-poggibonsi.it
tel. 338 7390950 – 347 3746360
————————
A BREVE IL PROGRAMMA DEFINTIVO ED IL CALENDARIO DELLE GIORNATE.
Ulteriori informazioni sul profilo Facebook dell’Archeodromo live