Gli scavi archeologici effettuati nell’area dei Fori Imperiali negli ultimi venticinque anni hanno portato alla luce una straordinaria quantità di dati e novità, che riguardano non solo le vicende di epoca antica di questa parte di Roma – sicuramente le più note – ma anche quelle di età medievale e moderna.
Mille anni di storia che la mostra “I Fori dopo i Fori” vuole illustrare in un viaggio a ritroso nel tempo, articolato in 4 sezioni, spaziando dalle trasformazioni dell’area dall’antichità ai diversi nuclei di abitato e piccole chiese già prima del fatidico Anno Mille, dalla nascita del Quartiere Alessandrino, fino alle demolizioni dell’epoca fascista e i successivi scavi del Grande Giubileo. La mostra è ospitata nella suggestiva cornice dei Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali da domani, 30 marzo, al 10 settembre 2017.
A raccontare la vita quotidiana, insieme alle vicende dei luoghi e delle persone, anche illustri, che hanno dimorato in questa zona sarà un’eccezionale varietà di reperti (oltre 300),in alcuni casi unici, rinvenuti durante quegli scavi ed oggi finalmente presentati al grande pubblico.
La prima sezione è dedicata a “Gli oggetti della vita quotidiana” dove, tra gli oggetti d’uso comune si alternano vasi, ampolline, occhiali e strumenti di artigiani (per realizzare, ad esempio, bottoni o pedine da gioco). “I vasai del Rinascimento” sono i protagonisti della seconda sezione: tra il XV e il XVI secolo l’area dei Fori fu scelta da diversi artigiani della ceramica. Qui, la fornace perfettamente conservata di Giovanni Boni da Brescia invita a curiosare tra strumenti per infornare e forme mal cotte. Nella terza sezione riflettori accesi su “Gli abitanti famosi”, quei protagonisti celebri della vita culturale e artistica che hanno dimorato in questa zona. Come Giotto, Michelangelo, i Fontana, fino a Mario Mafai e Antonietta Raphaël. Infine, la storia dei numerosi complessi religiosi nell’area si snoda attraverso “Chiese e conventi”: il racconto scorre attraverso l’esposizione di notevoli esempi di decorazione marmorea altomedievale provenienti dagli edifici più antichi, insieme a numerosi oggetti che ci raccontano la vita quotidiana delle comunità religiose ( rosari, spille e corredi per il cucito, usati dalle monache).
Tra i ritrovamenti eccezionali: una rarissima placchetta di pellegrinaggio raffigurante San Nicola di Bari, due tesoretti di monete sotterrati e il celebre Tesoro di Via Alessandrina,ritrovato nei muri della casa di Francesco Martinetti, noto antiquario e falsario dell’Ottocento, conservato nel Medagliere Capitolino e adesso in parte esposto.
VIAGGIO NEL TEMPO – Come in un viaggio a ritroso nel tempo, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce ricchi depositi stratigrafici che si sono accumulati nel corso dei secoli al di sopra dei maestosi resti dei Fori. Qui, già prima del fatidico Anno Mille, erano sorti diversi nuclei di abitato e alcune piccole chiese. Il paesaggio urbano cambiò nuovamente alla fine del XVI secolo, quando nella zona furono avviate operazioni di bonifica dei terreni seguite dalla nascita di un tessuto urbano ordinato: il Quartiere Alessandrino, chiamato così dal soprannome del cardinal Michele Bonelli, che ne promosse la realizzazione. Negli Anni Trenta del secolo scorso il Quartiere, con le sue abitazioni e le sue chiese, fu raso al suolo per l’apertura di via dei Fori Imperiali e la “liberazione” delle strutture di epoca classica. Furono così cancellati, d’un colpo, secoli di storia, di vita, di arte.
LE SEZIONI – Dopo una parte introduttiva sulle trasformazioni dell’area dei Fori Imperiali dall’antichità alle demolizioni dell’epoca fascista, fino agli scavi del Grande Giubileo, corredata da pannelli didattici e da un video con immagini storiche, inizia il percorso della mostra, sviluppato in 4 sezioni.
La prima, dedicata a Gli oggetti della vita quotidiana, si articola in diverse sottosezioni. In apertura è possibile ammirare una varietà di contenitori in ceramica la cui evoluzione, nella forma e nella decorazione, segue il gusto e la moda dei tempi. A seguire alcuni oggetti di grande interesse rinvenuti all’interno dei pozzi annessi alle abitazioni, tra cui una coppia di brocche del X secolo e una carrucola con il suo secchio, entrambi in legno, utilizzati per attingere acqua da un pozzo addossato alla chiesa di Sant’Urbano al Foro di Traiano e databili all’inizio del Cinquecento.
Particolarmente suggestivi sono due tesoretti, probabilmente sotterrati dai loro proprietari, rimasti anonimi: il più antico è stato rinvenuto nel Foro di Nerva e risale al XII-XIII secolo; l’altro, databile al 1550 circa, è stato ritrovato nell’area del Foro di Traiano, con le monete ancora nascoste dentro tre brocche in ceramica. Non mancano le testimonianze degli ultimi abitanti del Quartiere Alessandrino che, allontanati dalle loro case destinate alla demolizione, qui lasciarono, o persero, oggetti minuti come occhiali, bottoni, posate, rasoi e utensili, ritrovati negli strati più superficiali e nei riempimenti delle case rase al suolo.
In una vetrina sono conservate memorie del lavoro del Medioevo: resti di ossami animali per realizzare bottoni o pedine da gioco e il raro frammento di uno stampo da orafo, risalente al Duecento e utilizzato per produrre placchette o fibbie in metallo, con la doppia immagine incisa, sui due lati, di un cavaliere e di una figura con tunica, forse un angelo.
Tra XV e XVI secolo almeno tre botteghe di vasai si insediarono nell’area del Foro di Traiano. All’ampio panorama produttivo di questa categoria è dedicata la seconda sezione della mostra: I vasai del Rinascimento.
Appartenevano a uno di questi artigiani – il cui nome è stato svelato dalle ricerche archivistiche: Giovanni Boni da Brescia – l’abitazione e la fornace per maioliche, ben conservate. Si tratta senz’altro di un ritrovamento eccezionale: lo studio della fornace e della gran quantità di scarti di fabbricazione – che Giovanni aveva sepolto in più punti dell’area e che gli archeologi hanno recuperato dopo cinque secoli – ha restituito numerosi dettagli sul percorso produttivo. Si può dunque curiosare tra strumenti per infornare e forme mal cotte o scartate insieme a prove di disegno su ceramiche non finite e a conti di bottega incisi o dipinti sui recipienti ancora freschi.
Oliera in maiolica. XVI secolo (dalla bottega di un vasaio rinascimentale presso il Convento di Sant’Urbano ai Pantani)
La terza sezione propone una prospettiva inedita e curiosa per gli appassionati di arte e storia di Roma, spaziando sul tema de Gli abitanti famosi. Illustri protagonisti della vita culturale e artistica hanno prediletto questa zona e vi hanno fissato la propria residenza, abitando in dimore che le vicende urbanistiche dei tempi più recenti hanno cancellato. Raccontati attraverso pannelli esplicativi e immagini, ecco alcuni di questi: Giotto presso Tor de’ Conti, Michelangelo e Giulio Romano a Macel de’ Corvi, i Longhi e Flaminio Ponzio su Via Alessandrina, i Fontana ancora su Via Alessandrina e presso la Colonna di Traiano, fino a Mario Mafai e Antonietta Raphaël, animatori della Scuola di Via Cavour nel loro attico di Palazzo Nicolini accanto – quasi a chiudere il cerchio – ancora a Tor de’ Conti. E, ancora, quest’area ospitava il giardino di antichità di Joahnn Goritz, prelato e raffinato intellettuale della Roma rinascimentale. A poca distanza, verso la fine del XVI secolo il cardinale Alessandrino fece realizzare la sua ricca residenza, oggi Palazzo Valentini. Ed è su Via Alessandrina che l’antiquario Francesco Martinetti dimorava: in fase di demolizione, nel 1933, gli operai rinvennero, nascosta in un muro della sua casa, una quantità straordinaria di monete e di gioielli antichi, il celebre Tesoro di Via Alessandrina, conservato nel Medagliere Capitolino e adesso in parte esposto nel Museo dei Fori Imperiali, eccezionalmente, proprio in occasione di questa mostra.
A chiusura del percorso, la storia dei numerosi complessi religiosi presenti nell’area: la quarta e ultima sezione è dedicata a Chiese e conventi. Il racconto scorre attraverso l’esposizione di notevoli esempi di decorazione marmorea altomedievale contrapposti alla semplicità delle ceramiche conventuali e degli oggetti di vita quotidiana ritrovati in corrispondenza degli edifici sacri.
Dal Complesso di Sant’Eufemia provengono, ad esempio, numerose medagliette devozionali, che un’ipotesi suggestiva propone di identificare in segni di riconoscimento applicati alle bambine lasciate nella ruota del Conservatorio delle Zitelle. Questo sorgeva annesso alla chiesa e arrivò a ospitare nel XVII secolo fino a 400 orfanelle: le zitelle, le piccole zite, come erano chiamate le bambine nel dialetto romano del tempo.
Dal giardino di Sant’Urbano proviene uno degli oggetti più particolari: una rarissima placchetta di pellegrinaggio raffigurante San Nicola di Bari (XII-XIV secolo). Qui sono state recuperate anche statuine di terracotta che, già nel Seicento e nel Settecento, impreziosivano i presepi delle religiose e oggetti di vita quotidiana come rosari, spille e corredi per il cucito, usati dalle monache.
Infine, esemplificativi della decorazione scultorea delle chiese più antiche della zona sono tre interessanti bassorilievi scolpiti con le decorazioni tipiche dell’epoca. A essi si affianca una lastra funeraria frammentaria di ignoto, del principio del XV secolo.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è ideata da Claudio Parisi Presicce e Roberto Meneghini e curata da Roberto Meneghini e Nicoletta Bernacchio, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
INFORMAZIONI
I Fori dopo i Fori. La vita quotidiana nell’area dei Fori Imperiali dopo l’Antichità
Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali
Via Quattro Novembre 94 – 00187 Roma
30 marzo – 10 settembre 2017
Orari: Tutti i giorni 9.30 – 19.30 (La biglietteria chiude un’ora prima)
www.mercatiditraiano.it
da percevalasnotizie.wordpress.com