La Roma imperiale tra l e II secolo d.C. è all’apice della sua potenza e costituisce il centro di un’economia pan-mediterranea.
A partire dal III secolo, tuttavia, inizia una lunga fase di crisi. L’instabilità fornisce ai “barbari” l’opportunità di colpire l’impero ed il suo stesso cuore: l’Italia inizia così un complesso periodo di trasformazione politica, culturale ed economica. Tra il V e il VI secolo, le ondate di popoli prove-nienti dal Nord e dall’Est Europa spezzano l’unità politica dell’impero romano. Verso la fine del VI secolo, l’arrivo dei Longobardi spacca definitivamente l’Italia in due, dando inizio ad un ulteriore periodo di crisi e cambiamenti all’equilibrio che solo da pochi decenni era stato ristabilito da Giu-stiniano.
Archeologi e storici riconoscono ormai l’importanza della ceramica per ricostruire il quadro eco-nomico-sociale di un’epoca, in particolare per l’alto-medioevo, in cui le fonti scritte sono scarse e per ricostruire il periodo dipendiamo in gran parte dalla documentazione archeologica.
In Italia centrale compaiono nuovi centri di produzione di ceramica destinata ad una circolazione locale o regionale, raramente esportata nel resto del Mediterraneo. Il mercato del vasellame fine da mensa è ancora occupato dai prodotti africani ma a partire dal IV secolo la loro distribuzione è sempre più ristretta e progressivamente vengono elaborate nuove produzioni italiche che solo in parte imitano questi manufatti. Nuovi repertori si affermano soprattutto per quel che riguarda la ceramica di uso domestico. E’ un lungo processo che interessa il territorio delle regioni italiane in modi simili ma con forme differenti. Le recenti ricerche sembrano indicare che la produzione e i sistemi di approvvigionamento tra III e VII secolo sono condizionati dalle continue trasformazioni politiche e dalle diverse influenze economiche e culturali che caratterizzano le zone occupate dai barbari rispetto a quelle sotto il controllo romano-bizantino. Tale fenomeno sembra particolar-mente evidente, almeno in alcune zone, a partire dal tardo VI secolo.
Le ricerche archeologiche stanno definendo con precisione i caratteri di queste produzioni e le loro implicazioni storiche. Tuttavia, mentre per il nord e il sud dell’Italia ci sono stati tentativi di ricostruire quadri storico-archeologici generali, per l’Italia centrale non disponiamo ancora di nessun tentativo del genere, nonostante la massa sempre crescente dei dati disponibili, per il periodo storico compreso tra la caduta della dinastia dei Severi nel 235 e quella di Ravenna nel 751.
Questo incontro è un’occasione per condividere i risultati degli ultimi anni di ricerche sul campo, fornendo una solida base per la realizzazione di ampie sintesi regionali della cultura materiale che interessa Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo e Molise. Per discutere gli aspetti delle forme ceramiche prodotte in questo periodo di crisi, la loro circolazione e diffusione e il rapporto con gli altri manufatti di importazione, sarà fondamentale descrivere la cultura materiale nel contesto e ricostruire la situa-zione generale del territorio, considerando le tendenze nelle macro-aree rappresentate dalle re-gioni storiche (anche se all’interno di un’organizzazione basata sulle moderne regioni amministra-tive, dovuta a ragioni pratiche).
Alle sessioni di discussione, organizzate per regioni, si affiancherà una sessione poster, dedicata principal-mente a contesti ceramici inediti rinvenuti nel centro Italia ed inseribili nell’arco cronologico proprio del convegno.
Le forme della crisi. Produzioni ceramiche e commerci nell’Italia centrale tra romani e longobardi (III-metà VIII sec.)
Spoleto – Campello sul Clitunno, 5-7 ottobre 2012
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